On the road: diga del Vajont
Quest’estate tra le innumerevoli giornate passate all’aperto e in giro per il mondo, abbiamo visitato anche un posto abbastanza vicino a casa che da tempo volevamo vedere: la diga del Vajont. A molti di voi questo nome, Vajont, farà affiorare alla memoria un tristissimo episodio della storia italiana.
Vajont è il nome di un torrente che scorre tra Friuli e Veneto per confluire nel Piave all’altezza di Longarone, un comune in provincia di Belluno. Qual’è la sua storia?
Molto brevemente, negli anni dell’Italia fascista, dedita a rendere il paese autosufficiente in termini di produzione di energia, si decise di costruire una rete di bacini artificiali per la produzione di energia elettrica. Il bacino del Vajont avrebbe dovuto fungere da riserva per i periodi meno piovosi. Si progettò e si costruì quindi la più alta diga al mondo (all’epoca) a doppia curvatura nella valle del Vajont, appoggiata su un lato al monte Toc. Studi geologici dell’epoca evidenziarono la presenza di una paleofrana (cioè la presenza di materiale di frana, poco stabile dovuta ad una frana nei secoli precedenti), che si sarebbe potuta rimettere in moto in seguito alla presenza di un così grande bacino di acqua. Questi studi però furono nascosti durante la fasi decisionali del progetto. La diga venne ultimata nel 1959 in soli due anni di lavori e nel 1960 iniziarono le prove di invaso, durante le quali la frana individuata iniziò a muoversi.
Durante l’ultima prova, il 9 ottobre 1963 alle 22.39, circa 260 milioni di metri cubi di terra e roccia si staccarono dal monte Toc e alla velocità di 90 km/h precipitarono nel bacino artificiale. Questo generò un’onda alta più di 200 metri che si divise in due. Una parte andò verso la valle, incuneandosi nella gola tra le montagne e distruggendo completamente il paese di Longarone e quelli circostanti; l’altra si diresse verso la sponda opposta del lago, con uguali conseguenze. La diga è ancora in piedi. Un’opera di straordinaria ingegneria che però è costata la vita a circa 2000 persone.
Cosa rimane oggi? La diga è percorribile tramite visita guidata al costo di 5 euro e dura 50 minuti circa. In agosto la visita si può fare ogni giorno, negli altri mesi date un occhio a questo sito. Si parte dal parcheggio e, con due tre soste per ascoltare il racconto della storia nel dettaglio, si attraversa la diga per tutta la sua lunghezza. La passerella originale, distrutta durante il disastro, è sostituita da un tunnel in acciaio a grate. Per ovvi motivi la visita è vietata a chi soffre di vertigini e/o crisi di panico perché vi troverete a circa 250 m da terra, nel vuoto. La sensazione è amplificata dalla forma della diga: la doppia curvatura infatti sta ad indicare che oltre ad essere a forma di arco in larghezza, lo è anche sulla verticale, per cui dalla cima non si vede il muro dritto sotto i piedi… Il racconto è molto ben dettagliato, e sono 5 euro ben spesi. Longarone è stato completamente ricostruito, Erto e Casso sono poco abitati ormai ma se cercate un posto dove mangiare un piatto caldo tipico vi consiglio di fermarvi nel centro di Erto.
Risulta difficile immaginare come potesse essere il paesaggio più di 50 anni fa, ora si vede solo una montagna alle spalle di una diga che non ha senso di esistere. Se guardate verso il monte Toc, e lo farete ripetutamente, si vede esattamente la zona di distacco della frana a forma di “M”, e le lastre bianche di roccia sono esattamente il “pavimento” della frana di quel 9 ottobre di 52 anni fa.
Se capitate nei paraggi non mancate di visitarla. Anche questa è una grande lezione di storia del nostro paese. La pagina Wikipedia dedicata al disastro del Vajont è fatta molto bene, quindi se siete curiosi vi suggerisco di leggerla, per scoprire i dettagli della storia. Se non l’avete visto vi consiglio anche il film “Vajont – la diga del disonore”.
Per alleggerire un po’ la visita…vi consiglio una sosta a Longarone per un buon gelato. Il paese è famoso per questa produzione tipica e ogni anno verso fine novembre si tiene una fiera dedicata proprio al dolce più amato al mondo! Conoscevate la storia del Vajont e ci siete mai stati?
Vi lascio anche un’immagine del lago di Barcis, che potrete raggiungere proseguendo dopo la diga, in circa mezzoretta di auto…
A presto!
photography by M.
Che belle immagini! Avevo visto in tv lo spettacolo di Paolini, poi ad inizio anno in biblioteca ho trovato “Vajont: quelli del dopo” di Mauro Corona (che è originario proprio di Erto), un libro piuttosto crudo e molto diretto, scritto sotto forma di dialogo, fra vari personaggi in osteria che si confrontano (e scontrano) sulle diverse posizioni riguardo a risarcimenti, intrallazzi, assicurazioni, vergogne. Molto attuale anche rapportato a tante altre situazioni italiane.
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Io avevo visto il film al liceo e ne ero rimasta colpita. I racconti dettagliati che abbiamo ascoltato durante la visita fanno capire come la situazione sia veramente attuale in molti aspetti…
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Una tragedia quella del Vajont sia per quelli che non ce l’hanno fatta sia per quelli che sono sopravvissuti ed hanno vissuto anni di incubi e dolore. Ho visto il cinema e un documentario qualche tempo fa, che rabbia pensare che ci sia l’uomo dietro tutto ció!
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È vero. La cosa che più mi ha colpito quando ci sono stata, forse anche per gli studi che ho fatto, è di quanto sia veramente capace l’uomo nel bene (la diga come opera di ingegneria) e nel male (la tragedia).
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Erto è un luogo ricorrente nei libri di Mauro Corona o sbaglio…no…non sbaglio!!
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Eh sì!
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Bellissime foto e post molto interessante, soprattutto belle le nozioni storiche!
Ti ho lasciato un tag per quando avrai voglia!
Un bacio e grazie ancora per la tua mail!
Laura
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Grazie dei complimenti e del tag! Quando rientro rispondo a tutti…e di nulla figurati, ho solo voluto darti il mio sostegno 🙂
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Grazie mille ancora, fa sempre piacere!
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Sono stata anch’io lo scorso autunno! e quei posti anche dopo cosi tanti anni sono ancora tristi…Abbiamo pranzato ad Erto e sembrava un cimitero…Non lo so quanto tempo dovrà passare prima che quei posti sembrino meno malinconici…
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Anche noi abbiamo pranzato ad Erto ma vedere il paese vecchio abbandonato mette davvero tristezza…
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Ahimé questa tragedia non è servita da monito. E infatti c’è stato una sorta di “doppione” seppure in “piccolo” con il disastro della Val di Stava (Val di Fiemme – Trentino) il 19/07/1985 all’ora di pranzo.
Tra i primi soccorritori o comunque tra i più vicini per esperienza ci furono proprio gli abitanti del Vajont con cui, mi pare, il paese di Tesero sia gemellato.
https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_della_Val_di_Stava
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Grazie di aver lasciato questo riferimento, io non lo conoscevo…
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non è molto noto, in effetti. ma quando leggo di uno, non posso non collegarvi l’altro, per una questione di vicinanza.
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Hai fatto molto bene!
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